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LIBERTA': più ti chiedi cosa sia e più svanisce...

Qualche giorno fa, parlando con Sara giovane adolescente, mi ha raccontato che a scuola il prof di filosofia li ha invitati per un caffè filosofico per parlare di libertà. Hai detto niente. In questo periodo, poi.


Cos’è veramente la libertà?

Normalmente è un concetto talmente complesso e ricco di se e di ma che quando hai finito di esplorarlo praticamente non esiste più.


Come avere della sabbia nelle mani e più cerchi di capire come è fatta e meno te ne rimane.

Facciamo un esercizio insieme: prendi carta e penna e comincia a mettere per ISCRITTO chiaro e tondo quali sono le cose che ti fanno sentire liber*. Le trovi rispondendo alla domanda: “Cosa deve accadere affinchè io possa sentire chiaramente di essere liber*”.


Non esistono, come sempre risposte universalmente giuste o sbagliate, ma si tratta sempre di un contesto, quello in cui ci muoviamo.

Io mi sento libera quando posso viaggiare per svago.

Cosa indica, quali libertà prende in esame questo desiderio? Intanto devo avere abbastanza soldi per poter acquistare un biglietto e soggiornare (libertà economica); oppure devo essere abbastanza libera da schemi mentali per accettare di soggiornare anche in posti di fortuna (campeggi, all’adiaccio, in ostelli, sperando che qualcuno mi ospiti nel suo granaio ecc…); poi devo avere un lavoro che mi permetta di prendere tante ferie quante me ne occorrono (il problema si presenta sia che io sia dipendente che libero professionista: nel primo caso potrei avere un capo che non è tanto dell’idea di lasciarmi tutti quei giorni, magari in un periodo non ideale per la sua azienda, nel secondo caso io so perfettamente che in quei giorni non lavorerò e quindi non avrò grossi introiti se non mi sarò organizzato diversamente) libertà lavorativa; poi devo pensare ai miei cari: se ho una famiglia di cui prendermi cura che non può o non vuole venire con me, o magari non la voglio con me in quel viaggio (libertà famigliare); ecc…


Insomma: delineare cosa sia libertà comincia ad essere spigoloso, chissà com’è si finisce sempre per arrivare a percepire che la nostra libertà debba sempre assestarsi sui bisogni o le libertà altrui: come una dannata coperta troppo corta.

Una frase che mi ricordo dalle superiori è sempre stata: Dove finisce la tua libertà e dove comincia quella degli altri? Bisognerà mica ventilare l’ipotesi che la libertà diventa per forza un sentiero intriso di sensi di colpa? Quanto è giusto rinunciare a pezzi di se stessi per garantire le libertà altrui? E’ forse la libertà un concetto elastico e mobile, la cui unica possibilità è quella di essere il più elastica possibile in un gioco di dare e avere? Un po’ come fosse una danza… oggi io cammino all’indietro e domani tu sarai il mio sostegno per il balzo in avanti? Qualcuno sostiene che più una società è “civilizzata” tanto più si costruisce gabbie e quindi ci si auto nega la libertà… Lo è un po’ l’esempio di chi si ricopre di debiti per acquistare una casa, che lo costringeranno a stare costantemente all’erta sui conti di entrate ed uscite… in questo caso è come dire “ho barattato la mia libertà, momentaneamente, per soddisfare un importante bisogno di sicurezza. Probabilmente un aborigeno non lo capirebbe mai se provassimo a spiegarglielo. Tanto meno è costruita la nostra vita di orpelli, e sicurezze e necessità tanto più è facile sentirsi liberi. Quindi l’assioma diventa più libertà = meno sicurezza / più sicurezza = meno libertà. Detto così ci sta anche… sappiamo bene anche questo: nulla si crea e nulla si distrugge, occorre lasciare del posto affinchè si possa riempire con qualcosa di diverso.

Allora qual è il problema? Che forse vogliamo tutti tutto e ci sentiamo frustrati nel non poterlo ottenere? O che siamo talmente offuscati dai nostri bisogni primari non soddisfatti che non sappiamo neanche noi cosa è giusto e cosa ci è veramente necessario? Quali bisogni essenziali si nascondono dietro al nostro bisogno di libertà? Il discorso si infittisce quando parliamo di macro libertà come quella di espressione, di parola, di poter fare… In questo caso la libertà dovrebbe garantire la possibilità di manifestarsi per quello che si è, di poter essere ciò che siamo… ovviamente fino a quando questo nostro manifestare se stessi non leda le opinioni altrui o altre persone . E il cerchio si chiude di nuovo.

I discorsi sulla libertà infiammano i cuori da sempre: provate a parlare con un tipologico Vine e un Vervain (personalità tratte dai Fiori di Bach), entrambi vi convinceranno di avere ragione: il primo vi racconterà che è possibile sottomettere la propria libertà se questo avviene per uno scopo e un obiettivo più alti, il secondo vi dirà che non c’è nulla di più importante della libertà e che sarebbe disposto a tutto per mantenere le sue idee.

La libertà che abbiamo più a cuore è quella di poter fare ciò che vogliamo o sentiamo perché abbiamo bisogno e piacere di manifestare ciò che siamo. E’ questo che ci fa arrabbiare. Siamo persone ricche di talenti e caratteristiche ben precise che hanno bisogno di essere manifestate per sentirci vivi e parte di qualcosa. Per questo dietro alla percezione che ci manca la libertà si rincorrono rabbia, tristezza, frustrazione, invidia, ingiustizia e sensi di colpa.

Sedetevi in famiglia e fate l’esercizio che ho messo all’inizio… vi stupirà conoscere le varie sfaccettature del senso di libertà… E sicuramente troverete degli spunti molto interessanti! Se invece vuoi conoscere quali bisogni primari stanno manipolando il tuo percepito di liberà... allora puoi contattarmi per una seduta di kinesiologia emozionale!

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