La legge della preoccupazione. Una gran bella fetta della popolazione umana, specie il ramo femminile, passa una quantità di tempo imbarazzante a preoccuparsi, e spesso per cose che non sono ancora successe e che, probabilmente, non succederanno mai.
L’essere umano è questa creatura meravigliosa, che essendosi liberata dalla natura animale (o almeno crede) attraverso l’esercizio del libero arbitrio, ha acquisito la facoltà di farsi enormi pipponi mentali. Mentre in natura tutto procede essenzialmente seguendo solo 2 leggi, quella del “vita o morte” e del “mi da piacere o non mi da piacere”, noi , creature evolute in cima alla catena alimentare, abbiamo aggiunto una quantità di pensieri legati allo stato sociale e all’essere riconosciuti che spaziano dal “sarà giusto, sarà sbagliato”, “cosa diranno i miei?”, “ma gli altri non lo fanno”, e “se lo fa il mio vicino, allora posso farlo anche io”. In realtà il nostro primo sensore decisionale è anche lui tarato sulle prime due leggi fondamentali biologiche di vita/morte e piacere/dolore, e se lo capissimo ci spiegheremmo tutta una serie di nostre decisioni, ma in più gli associamo altri fattori decisionali. Ci preoccupiamo per tutto, dalle nostre decisioni, al capire se saremo in grado di gestire una situazione o meno, alle relazioni che abbiamo con gli altri…
Spesso facciamo scelte non per andare incontro alle nostre esigenze, ma lanciando presupposizioni su cosa gli altri vorrebbero da noi, e non perché ci sediamo e e ne parliamo, ma perché supponiamo che loro direbbero o farebbero così.
Lo facciamo anche con le persone che non ci sono più: “faccio questo perché nonno/a sarebbero fieri di me.”
Ora, detto tra noi, alla buonanima dei nostri avi che hanno avuto le loro in vita e che hanno deciso di passare oltre per vivere altre esperienze in altre dimensioni non terrene, e che se tutto va bene, una volta che lasciano il corpo fisico si liberano anche di tutte le maschere e le credenze sociali che li hanno accompagnati in vita e possono finalmente essere nell’amore incondizionato… quanto potrebbe interessargli che noi rimaniamo sposati con tizio/a perché loro credevano nel matrimonio di una volta, o che facciamo quel lavoro perché è stato la loro passione?
Avete mai visto un animale essere un buon animale perché così i suoi avi sarebbero fieri di lui, Re Leone a parte? Sebbene preoccuparsi abbia una sua funzione specifica ben utile, che è quella di prevedere possibili pericoli per noi e la nostra famiglia, il gioco dovrebbe fermarsi al semplice prevedere possibili reazioni esterne per stare “eventualmente pronti a reagire” e non cominciare a vivere l’emozione di come sarà quando accadrà il peggio, lasciandoci vivere nella paura, come fossimo animali braccati nella foresta. Se fossimo altrettanto bravi nell’immaginare come staremmo in caso di felicità e abbondanza economica allora la legge dell’attrazione come la applicano nel business non avrebbe storie, saremmo tutti dei felici nababbi.
Per capire quanto possa essere deleterio vivere nel continuo sentito di preoccupazione, occorre che sia ben chiaro questo concetto verificabile delle neuroscienze: il cervello umano non fa la differenza tra realmente vissuto ed immaginato. E’ il motivo per cui le visualizzazioni, la PNL, e l’ipnosi funzionano così bene. Quando entro in uno stato di quiete, quasi meditativo in una frequenza particolare del mio cervello, tutta una serie di informazioni e pensieri cominciano a prendere posto, e a diventare veri e propri dati che potrò utilizzare in ambito decisionale e futuro.
È come se stessi giocando una partita a scala 40 e non avessi le carte giuste per scendere, mentre nel momento in cui faccio una visualizzazione e penso a quali carte mi servirebbero per aprire il gioco, queste si materializzassero e io potessi giocare la stessa partita ma con degli strumenti o carte in più. Oggi vi lascio il primo consiglio dei tre, gli altri li troverete le prossime settimane, uno per settimana. In modo che possiate provarli e trovare il vostro migliore. Nel caso, ricordatevi che potete trovare altre informazioni approfondite sul mio libro “Ciòllansia e non sto benissimo… Manuale pratico di sopravvivenza all’ansia.” La preoccupazione secondo la pietra di marmo verde di Connemara. La mia cara amica Sara, è stata a Dublino e mi ha portato una pietra, un marmo verde particolare, la cui spiegazione riportava questo, e l’ho trovato geniale:
“Ci sono solo due cose per cui poter rimuginare: se stai bene o se sei malato. Se stai bene, non c’è nulla di cui preoccuparti, ma se sei malato ci sono allora due cose per cui puoi metterti a rimuginare: se vivrai o se morirai. Se vivrai allora non ci sarà nulla di cui preoccuparti, ma se pensi di morire allora ci sono due cose di cui puoi preoccuparti e rimuginare: se andrai in paradiso o all’inferno. Se pensi che andrai in paradiso, allora non c’è nulla di cui preoccuparti, ma se pensi di andare all’inferno, allora sarai talmente preso dal salutare vecchi amici e stringere mani a persone ritrovate che non avrai tempo per continuare a preoccuparti.”
Ci dice che ogni cosa per cui ci preoccupiamo ha solo due possibilità, parti a valutarla da lì. Non lasciarti trasportare dai se e dai ma, tu puoi agire solo sul presente, né sul passato che è già accaduto ne sul futuro sul quale non hai nessun potere di controllo.
Chiediti sempre questa cosa per cui ti preoccupi, se, una volta ridimensionata rispetto al suo contesto, ha ancora senso che ti prenda tutte le tue energie.
Quando ci siamo totalmente dentro vediamo solo più quello e non riusciamo a fare un passo indietro e a guardare con oggettività quello che realmente è.
Decontestualizzare il motivo per cui ci preoccupiamo può fare la differenza rispetto al nostro grado di preoccupazione… questo è uno dei modi per farlo. E stare molto meglio, di conseguenza. A presto, per il prossimo consiglio! Ti piacerebbe ricevere qualche consiglio AntiStress? Iscriviti al mio canale Telegram!

Comentarios