La felicità è quella cosa che ti aspetta al di là di un’aspettativa disattesa o un riconoscimento mancato.
- Yana K Duskova Madonno
- 12 ott
- Tempo di lettura: 3 min
C

osa significa amare senza volere nulla in cambio?
E’ un po’ quel pippone di cui abbiamo letto e riletto, abbiamo sentito parlare mille guru o illuminati, a volte l’abbiamo anche sperimentato (forse) ma che in realtà ben pochi hanno percepito veramente, e a lungo.
Perché in un sistema come il nostro dove la relazione è estremamente importante , una parte del nostro comportamento è programmato per provare gioia e gratitudine quando diamo e quando riceviamo, e detta così non suona neppure così male.
Tu, uomo, sarai programmato per sentirti “a posto” quando darai qualcosa, a volte proverai anche un senso di gratitudine, tiè.
E per fare in modo che questo scambio relazionale non si interrompa ti predispongo anche al ricevere, o ad aspettarti che qualcosa in cambio arrivi sempre, come quando si addestrano i cani. Fai qualcosa di buono? Crocchetta.
Ecco è più o meno stilizzato in questo senso che mi immagino l’universo quando ci ha creati.
Il dare e ricevere sono due lati della stessa medaglia in un universo che ci ha settati sulla dualità. E di per sé funziona, il problema è quando ci incastriamo nel bisogno totalizzante di ottenere un qualcosa in cambio al nostro atto di dare. E se il riscontro non arriva ci tuffiamo in un pout-pourri di svalutazione, mancanza di riconoscimento, identità, venghino siori, venghino siore ne abbiamo una per tutti.
Se ti do X mi aspetto che tu poi faccia o mi dia Y.
O almeno un grazie, altrimenti sento come se mi mancasse qualcosa o come se i miei sforzi non venissero RICONOSCIUTI, e il mio valore andasse alle ortiche. E se il ricambio non si appresta a venire o non viene come io mi aspetto, parte il rimuginìo. E macino. E metto in discussione il tutto.
Se definiamo il nostro dare come un atto di amore, quanto siamo disposti ad amare senza che ci venga riconosciuto il nostro atto di amore?
Occhio perché una buona fetta delle nostre relazioni basa lì le sue radici.
Anche la relazione genitori-figli se nasce con tutti i buoni intenti, poi sfocia in quello. Nelle aspettative che ha un genitore nei confronti di un essere che deve ancora venire al mondo o che è totalmente immaturo o plasmabile fino ai primi anni di vita, risiedono già tutti i “faccio così in modo che lui/lei possa…”
Vuoi veramente dirmi che dietro ad un’aspettativa del genere non ci sia l’attesa che un giorno qualcosa avvenga come volevano mamma e papà? E quindi un sottile bisogno di riconoscimento?
Non allarmiamoci, siamo in tanti su quella barca, e non è sempre così.
Ricordiamoci che la felicità è quella cosa che ci aspetta dopo che siamo stati in grado di oltrepassare il dolore di un’aspettativa disattesa o di un riconoscimento mancato.
Spesso succede anche nelle relazioni amorose:
- “tizio/a mi piace da matti”
- “glielo hai detto?”
- “no… e se poi lui/lei non mi ricambia? E se non prova lo stesso?”
E bon. Quel sottile bisogno di sapere che l’altro/a deve provare la stessa cosa, altrimenti ciaone. Ci avevi mai pensato?
Uno dei fiori di Bach che in parte rappresenta questo dolore dietro a un mancato riconoscimento è Chicory, è il fiore che con la sua vibrazione ci permette di accogliere quella possibilità di amare anche senza che gli altri ci diano nulla in cambio. Il poter riconoscere noi stessi il nostro valore al di là di quello che facciamo, senza arrabbiarci o rimanere delusi a causa delle relazioni che ci fanno da specchio.
Se ti riconosci in questa dinamica e senti il dolore che ti causa, ho una buona notizia, c’è possibilità di portare in armonia questo tuo sentito, accogliendolo e lasciandolo andare.
Ovviamente la cosa migliore da fare è lavorare con le persone in aiuto che meglio preferiamo, e con gli strumenti che più ci risuonano, io cito spesso i fiori di Bach pur non essendo floriterapeuta ma perché li amo molto e spesso li consiglio dopo un incontro, in relazione alla parte energetica.
Se ti piace la floriterapia e vorresti provare una seduta ti consiglio Giacomo Maria Rossi.
Se vuoi fare un percorso di conoscenza e approfondimento invece ti consiglio Max Volpi
Se invece vuoi chiaccherarne con me, ti consiglio me.
Un consiglio così, di tamponamento è ogni volta che senti di provare dolore perché senti di dare molto e non ricevere abbastanza, fermati, prendi i tuoi 3 bei respiri che ti riportano al centro, e ripeti 10 volte la parola “CHICORY”, e rimani in ascolto di cosa cambia in profondità. E’ un metodo di tamponamento, ovvio. Ma potrebbe tornarti utile nella gestione del momento "acuto" per riprendere un attimo di presenza.







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