E se il tuo bisogno di controllare ed essere perfetta/o ti stesse proteggendo dal senso di colpa?
- Yana K Duskova Madonno
- 12 ott
- Tempo di lettura: 2 min

Certo non è una realtà verificabile nel 100% dei casi, siamo sempre tutti d’accordo che ognuno di noi vive la vita secondo il suo sistema di valori e credenze, ma devo dire che questa nuova tessera del puzzle è tanto insidiosa quanto calzante.
Quale sarebbe la soluzione dunque? Ecco ovviamente se leggendo questo articolo vi siete sentiti come se vi arrivasse una badilata dritta-dritta, secca-secca in faccia allora quando vi sentirete pronti per esplorare quale evento X vi abbia resi “imperdonabili” ai vostri occhi il mio consiglio è di andarlo a chiacchierare con la vostra figura di aiuto con la quale vi sentite maggiormente a vostro agio.
La domanda scomoda da farsi è “quando mi sento in colpa e ci macino, macino, e rimacino sopra, questo rumor mentale da quale dolore mi sta proteggendo? Da cosa mi sta tenendo lontano? Quando è stata la prima volta in cui la mia presenza o il mio coinvolgimento sono stati direttamente/indirettamente la causa del dolore di qualcuno?”
Io poi vorrei dirvi che la questione sta tutta nel perdonarsi, ma chi mi conosce sa il mio punto di vista controverso sul perdono.
Quando vivo il perdono come qualcosa da “ricevere” “rilasciare” “concedere” mi si storce sempre il naso perché non è con un’azione attiva che si possono sciogliere le cose…
La cosa migliore da fare, ma con l’assistenza giusta, è darsi la possibilità di stare faccia a faccia con quel dolore, deponendo le armi, stando semplicemente con quello che c’è.
Che ci piaccia o no, ognuno di noi per quanto intento a controllare, interferirà sempre con le vite degli altri, perché le vite non sono a tenuta stagna. Qualunque cosa tu faccia, questa avrà sempre ripercussioni sulle vite di chi ti sta intorno, magari di intensità e polarità diverse, ma è inevitabile che accada.
Che si tratti di un sorriso, di una mal parola, di un fischiettìo, di un acquisto, tutto, e quando dico tutto intendo tutto, ci connette con il resto del mondo.
Come si trova pace dal bisogno di controllo se ti riconosci nel fatto che ti sta proteggendo da un dolore più grande? Dalla paura di essere parte in causa nel dolore degli altri?
Ogni cosa che fai cambia la vita degli altri, perché la vita è dinamismo, non è staticità. Ma la cosa bella è che puoi fidarti degli altri e delle loro capacità di gestire i dolori e i cambiamenti, esattamente come te.
Puoi scegliere di sentirti un peso nelle vite degli altri o cominciare a prendere consapevolezza che sei una pedina importante nell’universo e nelle vite altrui, d’altronde non è proprio questa la “sicurezza”? Sapere di poter danzare sui fili invisibili delle connessioni fidandoci delle proprie capacità e di quelle degli altri?







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