Il secondo consiglio per ridimensionare la preoccupazione attraverso la decontestualizzazione del problema (se non lo avete fatto vi invito a leggere la parte introduttiva della scorsa volta qui in cui spiego come mai funziona e perché succede che ci preoccupiamo più del dovuto), è quello che si chiama il teorema dei 30 maiali.
Ringrazio un’anima saggia che ho incontrato qualche tempo fa, che me ne ha parlato durata uno speed date di lavoro, il buon Paolo Cecchetto. Si propone così:
“Quando tu senti di avere un problema grande, che ti ruba i pensieri di notte e di giorno, e ti sembra di pensare solo a quello, che tutto porta a quello, che insomma sembra che non ci sia altro (tra l’altro questa è una delle caratteristiche dei pensieri per cui probabilmente il tuo corpo nel giro di qualche tempo ti avviserà con qualche sintomo che è ora di smetterla); ecco quando è così, tu fermati un istante.
Guarda la stanza in cui sei e osserva la porta. Ora, immagina che da quella porta improvvisamente, senza se e senza ma, entrino 30 maiali sgrufolanti. Immaginali, con le loro grosse dimensioni, il loro codino che si agita, i musi alla ricerca di qualcosa da mangiare, magari tutti infangati perché sono appena tornati dal loro giro nel giardino fuori, probabilmente hanno anche il loro odore caratteristico che non assoceresti propriamente alla violetta o al pino mugo. Ecco, a quel punto chiediti: se mi entrassero 30 maiali da quella porta, io continuerei a pensare a quello che stavo pensando? Se la tua risposta è sì, allora quello è effettivamente un problema che richiede la tua attenzione e che ti inviterei a risolvere cercando una soluzione o da solo o con qualcuno, e in fretta.
Ma se la tua risposta è no, allora quel problema non merita la tua attenzione continua, perché… se esiste qualcosa di peggio, allora quello non può permettersi di consumare le tue forse e le tue energie… lascialo andare, non puoi farci niente, e vivere nel tentativo di controllarlo non funzionerà. Anche perché adesso hai 30 maiali da cercare di convincere ad uscire dalla tua cucina o dal tuo bagno o dal tuo ufficio.
Viviamo nella convinzione di poter controllare tutto, o di poterlo influenzare, ma se sapeste quante risate si fa l’universo quando ci vede tentare di far andare le cose come vogliamo noi, vi sentireste veramente imbarazzati. Preoccuparsi è utile per prepararsi, essere pronti, accada quel che accada, ma preoccuparsi nel tentativo di controllare come andranno le cose, oltre che inutile è dannoso. Quando imparerai a farlo, non sarà mai troppo tardi.
Lo sapeva bene una mia zia, che quando si alzava al mattino faceva il “piano di battaglia”, ovvero si faceva una lista delle cose che avrebbe voluto fare durante la giornata: la spesa, prendere l’acqua, fare la lavatrice, passare a trovare un’amica, ecc… (tra l’altro è un ottimo sistema per aumentare la propria autostima), poi arrivava a casa la sera e vedeva che aveva fatto cose, ma spesso non nell’ordine, non tutte, e ne aveva aggiunte altre, e chiudeva la giornata dicendo
“È inutile programmare le cose, tanto alla fine andrà tutto diversamente, l’unica cosa che puoi fare è avere l’elasticità e la gioia di affrontare tutto quello che accade, ogni giorno.”
D’altronde, la vita è quello che ti accade mentre sei intento a fare tutti altri progetti. (J. Lennon) Ci vediamo la prossima settimana per il terzo consiglio!
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